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Giuseppe Busso

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Una splendida dedica al re del V6

Alfa Romeo:
Giuseppe BUSSO

scritta da Roberto Anzaldi



       Non scriverò di prestazioni, di basamenti, di valvole, di tecnologia, né di "formidabili potenze equine", se non per una sola, doverosa citazione. Di tutto ciò e di molto altro, in verità, si possono agevolmente trovare infinite informazioni, ovunque. Attraverso forum, riviste specializzate, trasmissioni televisive e quant’altro, un’enorme quantità di notizie attendono soltanto di essere visionate, appagando le curiosità, così come la nostra sana volontà di apprendere.
       Il mio sguardo, oggi, sarà rivolto e con assoluto rispetto, alla forza degli esseri umani, al loro genio e alle loro intuizioni. Semplici uomini, mossi soltanto dalla passione degli intenti, dalla loro dignità e consapevolezza, dal fragore di un immenso, intrinseco talento.

 

       Questa è stata la loro missione: inseguire un sogno, un’idea e realizzarla, gratificando se stessi, ma consegnando in eredità al mondo un dono prezioso, eterno.
       Tra questi uomini finemente illuminati c’è, per una spettanza di diritto, il progettista Giuseppe Busso, classe 1913. Figura storica della casa automobilistica a noi molto cara e padre ideatore dell’ineguagliabile V6 2.5 - e di molto altro, in verità - denominato "Busso", appunto.
       Esaminando un vecchio video che ne evidenziava alcuni suoi tratti, fui colpito dalla compostezza, dalla posa garbata di quell’anziano signore con il viso scavato da tante primavere trascorse, così come dalla fermezza di quel suo ultimo pensiero.
       Riporto integralmente queste poche parole, dette da Busso, che trattenevano in sé – e tuttora lo fanno - la dignità di una vita e dei ricordi indelebili.

       Una semplice aspirazione pronunciata piano, con voce flebile, quasi infantile, ma con l’incanto dei sogni ultimi, accordati:
       "Il mio desiderio sarebbe di assistere alla pubblicazione integrale delle mie memorie."
       Un desiderio, questo, che non cercava acclamazioni né ribalte, ma soltanto la legittimazione di un’esistenza, vissuta tra l’ingegno e il pulsare di una smisurata passione per tutto ciò che si potesse associare alla parola: "Motori."

       Nel dicembre 2005 fu prodotto l'ultimo motore V6. Per ironia di un destino, a volte quasi pensante, il progettista Giuseppe Busso decedette soltanto pochi giorni dopo quel termine, esattamente il 3 di gennaio 2006. Finivano entrambi le loro vite, così: in perfetta simbiosi.
       Si racconta che a conclusione delle onoranze funebri, molti appassionati della casa automobilistica di Arese si raggrupparono spontaneamente nel piazzale antistante alla chiesa, accendendo e lasciandoli rombare per un po’, i molti motori "Busso" delle loro Alfa Romeo, in segno di rispettoso, estremo saluto. Un atto spontaneo rivolto alla dignità di quell’uomo e alla sua intraprendente capacità di aver saputo rappresentare, attraverso i suoi eterni progetti, un’occasione per materializzare i sogni.

 
 

       Tra qualche piccola misura di tempo sarà trascorso un secolo dalla sua nascita, ma soltanto pochi anni dalla sua dipartita. In ragione di questo e per affinità di concepire certi versanti della vita, ora e per una volta, una soltanto, userò una definizione inglese: "Unforgettable", semplicemente per onorarne il ricordo.
       L’umile intento, come il forte desiderio di queste mie parole, è quello di attribuire al progettista Giuseppe Busso e alla sua memoria, un giusto, personale riconoscimento, per l’alto spessore internazionale e per la straordinaria dedizione contenuta in un singolo valore umano.

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